sabato 28 aprile 2012

La corsa all'Eliseo di Monsieur Nicolas


E' Nicolas Chauvin, e non il suo omonimo Sarkozy, il vero candidato delle elezioni presidenziali francesi.
Lo sciovinismo, che dalla figura di Chauvin prende appunto il nome, è infatti il leitmotiv di questa spasmodica volata verso il ballottaggio tra i due candidati rimasti in lizza, il socialista François Hollande e il presidente uscente pseudo-gollista Nicolas Sarkozy.

Reale o mitologico che sia, il personaggio di Chauvin ha senza dubbio impresso il suo marchio nel secondo scorcio di campagna elettorale dei due pretendenti, impegnati in una sfida all'ultima dichiarazione di stampo prettamente indipendentista.
Immersi nell'inevitabile consesso europeo, i due pugili hanno infatti inanellato una serie di uscite sul ruolo della Francia in una Unione Europea sempre attanagliata dalla crisi, ognuno rimarcando il fatto di non "farsi dettare l'agenda" da protagonisti o dinamiche non francofone.

Lo ha detto senza perifrasi Hollande: "i mercati non ci dettano la via", e anche "la Merkel non può decidere da sola per tutta l'Europa" Francia compresa, bien sur.
Come agenzie di stampa e quotidiani di tutto il Vecchio Continente riportano in questi giorni, il leader socialista si sta facendo portavoce di una propria ricetta per portare Eurolandia fuori dal pantano, rimettendo in discussione la supremazia della Germania: vuoi per intima e sincera ideologia, ma è inequivocabile il ricorso al fiero patriottismo dei "mangia-baguettes".

Il candidato del PS si riconferma provetto campione dello sciovinismo anche nella polemica aperta con il settimanale inglese The Economist, che nei giorni scorsi ha fatto apertamente il tifo per il rivale Sarkò.

Colui che paga le bollette a madame Carlà, dal canto suo, ha messo in chiaro di non "farsi dare ordini dal presidente della Bce Mario Draghi", mettendosi quindi in evidenza come campione di quella "France forte" diventata suo slogan elettorale.


A decidere il risultato finale, ovviamente, potrebbe essere quel 17,9% di votanti che nel primo turno ha preferito il candidato della destra xenofoba Marine Le Pen: per accaparrarsi la fetta più grande della torta, i duellanti rimasti in gara stanno coniugando i loro opposti sciovinismi con i temi cari agli elettori del Front National, dalle politiche sull'immigrazione alla legge anti-burqa.


La virata a destra, però, appare paradossalmente più evidente in Sarkozy, al punto che il suo ex collega Dominique de Villepin, primo ministro sotto Chirac quando Sarkò ricopriva la carica di ministro dell'interno, si è detto "spaventato" dalla campagna elettorale del presidente uscente, troppo appiattito, a suo dire, sul programma lepenista.


Prima del ballottaggio, tra poco più di una settimana, potranno esserci nuovi testa a testa, ma anche nuovi colpi di scena: non ultimo, quello riguardante l'ex presidente del Fmi Dominique Strauss-Kahn, tagliato fuori dalla corsa all'Eliseo a causa dell'ormai noto scandalo sessuale del Sofitel.
L'ex favorito per la nomination socialista, infatti, ha accusato Sarkozy di aver architettato una vera e propria congiura ai suoi danni, servendosi dei servizi segreti d'oltralpe per estrometterlo dalla candidatura.


Puttaniere impenitente o vittima di una trappola, DSK rischia però di mettere in imbarazzo il compagno di partito Hollande, che  è tuttora in testa nei sondaggi.
Il resto d'Europa, intanto, rimane con il fiato sospeso, in attesa di vedere quali riverberi per le politiche comunitarie potrà avere il responso delle urne.

lunedì 5 dicembre 2011

Lo spread e la crisi dei missili


Sei mesi di puro terrore e un unico protagonista: lo spread.
Una parola sconosciuta ai più è piombata con feroce prepotenza nelle nostre case, entrando nell'uso comune come il termometro della paura.
Con essa, un altro vocabolo pressoché sconosciuto: default.
Per diverse settimane abbiamo ballato sull'orlo del baratro, scoprendo finalmente il bubbone purulento che per troppo tempo abbiamo nascosto: il fallimento dietro l'angolo, la stessa sopravvivenza della moneta unica a grave repentaglio.

La peste, insomma, si è svelata e solo una cura da cavallo ha potuto abbassare la temperatura, almeno per il momento.
Tra quelle cifre nude e impersonali, la vita, il lavoro e la dignità delle persone, ma questo conta poco, almeno per il sistema sanguinario della finanza, quell'economia di carta che decide della sorte di milioni, se non miliardi, di esseri umani.

La tempesta ha colpito in pieno il ventre molle dell'Europa, quei paesi porci e maiali come Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna che per troppo tempo hanno nascosto la testa nella sabbia.
Le cicale, insomma, sono andate alla deriva, mentre le formiche, Francia e Germania, hanno deciso di gestire in proprio la baracca.

Il mostro acefalo dei 27 stati, allora, è tornato a correre a diverse velocità, o meglio, a precipitare con accelerazioni differenti: dopo decenni di belle favole, finalmente abbiamo scoperto la verità di un'Europa impossibile.
Un condominio dove ognuno pensa a sé, un coacervo di egoismi in salsa postsciovinista dove, al tempo stesso, nessuno mette le palle sul piatto per andare avanti tutti insieme.

Il futuro è tutto da scrivere, e le prime battute del copione le scriverà il summit dell'Ecofin nei prossimi giorni.
L'Italia, nel suo piccolo, tira la giacchetta ai compari europei, mostrando di essere un'allieva modello con una manovra di portata e contenuti drammatici.
Il risultato più immediato, ovviamente, è stato quello di placare la sete di sangue dei mercati, con quel moloch-spread sceso finalmente a livelli concepibili, o quasi.

La cura, insomma, sembra funzionare, almeno nell'immediato, mettendo così la parola stop al terrore quotidiano che ha mozzato il fiato al paese.
Negli ultimi sei mesi, lo spread ha tolto popolarità ai vari assassini da prima pagina, squarciando con violenza la beata esistenza delle massaie.

Uno scenario da apocalisse imminente che ricorda da vicino la crisi dei missili cubani, che per tredici infiniti giorni dell'ottobre 1962 ha tolto il sonno al mondo intero, convinto di trovarsi di fronte ad un'inevitabile guerra atomica.
Come allora, anche se in tempi più lunghi, lo spauracchio si è trasformato in un bluff.

La boutade, però, non è definitiva: la Guerra Fredda, infatti, è proseguita per altri trent'anni e gli arsenali atomici sono tuttora attivi e pronti all'uso.
Allo stesso modo, il nostro spauracchio del default è solo in pausa, pronto ad esplodere nuovamente da un momento all'altro.


venerdì 17 giugno 2011

Morte al Porcellum!


In Italia esiste un unico nemico della democrazia e dei cittadini e non si chiama Silvio Berlusconi.
In effetti, questo subdolo cancro è ben più giovane del nostro giovane premier: mentre Berlusconi e C. governano a fasi alterne e con risultati discutibili il nostro paese da ben diciassette anni (non sono pochi), il nemico pubblico numero uno imperversa da sei anni e mezzo soltanto, ma ha fatto più danni di qualsiasi governo di destra o sinistra.
Il suo nome è Legge 270 del 21 dicembre 2005, meglio noto con l'epiteto di Porcellum, ed è stato partorito, almeno così ci hanno raccontato, da un attuale ministro della Repubblica nonché leghista di ferro, Roberto Calderoli.

Senza indugiare troppo sul lavoro del caro ministro della Semplificazione normativa (che periodicamente fa la sua gradita comparsa in televisione per annunciarci di aver cancellato migliaia di leggi e regolamenti, neanche fossero inestetismi della pelle), sarà meglio capire cosa ha comportato la nascita del Porcellum e perché, a mio avviso, esso rappresenta il principale ostacolo per il libero esercizio della democrazia.

La legge è stata varata a pochi mesi dalle sciagurate elezioni politiche del 2006 proprio per modificare il sistema elettorale, fino a quel momento basato su un mostruoso ibrido di maggioritario e proporzionale, il vituperato Mattarellum.
Il Porcellum ha istituito un sistema proporzionale basato sulla formazione di coalizioni ex-ante, con premio di maggioranza alla Camera per garantire la governabilità, mentre per il Senato è prevista una lunga lista di premi su base regionale che garantisce almeno il 55% dei seggi assegnati per ogni territorio (una sorta di connubio tra Risiko e le pompose elezioni presidenziali americane).

Fin qui fa tutto bene (o quasi): il vero salto di qualità è rappresentato dall'abolizione delle preferenze, per cui il cittadino si trova costretto a scegliere tra liste bloccate dove vale la gerarchia di partito.
Questa, al di là di ogni possibile affidamento su un sistema proporzionale, maggioritario o misto, è la vera porcata del Porcellum: talmente porcata che lo stesso firmatario di punta, Calderoli, l'ha definita tale in un'intervista rilasciata a breve.

Il risultato prevedibile, dunque, è stato che durante le ultime due consultazioni nazionali (e purtroppo, esclusi colpi di scena e rinsavimenti, anche in quella a venire) i cittadini non hanno potuto eleggere direttamente i propri rappresentanti, che sono stati dunque designati dai partiti secondo un principio di gerarchia e cooptazione.
Gli elettori, insomma, dovevano soltanto stabilire le proporzioni tra le varie sigle (e comitati d'affari).

Io credo (e suppongo che molti di voi siano d'accordo con questo ragionamento)che la quintessenza della democrazia non risieda solo e semplicemente nel principio di maggioranza, oggi largamente abusato, ma soprattutto nella possibilità, per i cittadini, di eleggere liberamente i propri legislatori secondo un principio di merito.
Il fatto che ciò, allo stato delle cose, non può avvenire perché i parlamentari sono scelti dai partiti rappresenta un gravissimo vulnus civile, che andrebbe al più presto sanato.

Non bisogna poi dimenticare che, oltre a far sedere in parlamento veri e propri delinquenti, il Porcellum fa sì che gli eletti non debbano più rispondere ai propri elettori ma ai propri partiti, con il risultato che all'interesse generale si sostituisce la fedeltà pedissequa ed orizzontale agli interessi di pochi e alle linee dettate dalle segreterie, pena l'eliminazione dal sistema gerarchico di cooptazione.

Purtroppo, in questo frangente storico, sembra che quasi nessuno si renda conto di ciò, mentre i pochi che rivendicano la necessità di cancellare dalla storia questa legge abominevole finiscono per assomigliare a Don Chisciotte.
In questo paese non si fa altro che parlare di riforme (almeno così sento dal 1993, quando avevo otto anni), ma la più urgente è ovviamente la più indesiderata dalla classe politica, che vuole continuare ad occupare il parlamento e farne il suo cortile dei giochi.

La questione è talmente sentita dalla popolazione (si fa per dire) che nessuno dei tre quesiti referendari del 6 febbraio 2008 che puntavano alla macellazione del Porcellum è riuscito a raggiungere il quorum.

A sei anni e mezzo di distanza dalla porcata di Calderoli, il paese si ritrova in una palude economica e sociale senza via d'uscita ed ha bisogno di una scossa capace di riportarla sulla strada del benessere e dell'uguaglianza.
Creare le condizioni per avere in futuro un parlamento di meritevoli è un'esigenza improcrastinabile.
Tra tutte le leggi bisognose di essere cancellate, caro ministro, la prima della lista porta in calce la sua firma.

mercoledì 27 aprile 2011

TROVA LE DIFFERENZE




Questo articolo pretende di essere una critica al deterioramento e imbarbarimento civile, sociale e culturale del nostro paese.

Premetto che credo che siamo tutti d’accordo se dico che il nostro paese è (anzi, avrebbe tutte le caratteristiche per essere) il MIGLIORE al mondo in vari campi, ed è per questo che soffro a vederci scendere sempre più in basso nelle classifiche mondiali di ogni genere.

Sono ormai abbastanza vecchio da ricordare cosa facevo e in che mondo vivevo quindici anni fa…

Che cosa è cambiato da quando ero un ragazzino che girava in bicicletta ?

In che modo l’Italia è cambiata ?

Da piccolo credevo fermamente che le cose potessero solo migliorare, non aveva senso peggiorarle.

Avevo torto… Faccio una piccola analisi…

Io ricordo di essere cresciuto in un ambiente che mi ha trasmesso dei valori che adesso sono scomparsi.

Razzismo e xenofobia sono cose che nel mio mondo non esistevano. Mi sono accorto che una mia compagna delle elementari (tra l’altro bellissima) non fosse solo tanto abbronzata molti anni dopo…

Ora sento i ragazzi dire… “i rumeni stuprano” “i marocchini ci rubano il lavoro” e via dicendo… frasi trasmesse dalla società in cui viviamo, dalla televisione… la stessa che a me aveva insegnato a non giudicare dalla apperenze e tantomeno dal “famigerato” colore dalla pelle.

Guerra… come anche recita la nostra costituzione “l’Italia (e gli italiani) RIPUDIA la guerra”… e così sono cresciuto: ripudiando la guerra… con mio nonno che mi diceva in un amabile dialetto anconetano (scusate la licenza poetica): “De guere ne ho viste e fatte tante… non m’enne servite a un ca**o… te non le fa MAI !” non avevo nessuna intenzione di non dargli retta.

Adesso, piano piano, ci stanno abituando anche alla guerra…

Ci stanno abituando a sentire degli ossimori impressionanti come “guerra umanitaria”,”guerra giusta” … oppure ci abituano a delle subdole menzogne: “noi non facciamo la guerra… portiamo le medicine e costruiamo acquedotti, la gente la salviamo, non la uccidiamo”…

Questa abitudine è diventata sempre più tollerata dalla gente… all’inizio qualcuno si ricordava l’articolo 11 della costituzione… ora partecipare a una guerra è normalità.

Droga… Ricordo che nel campetto dove andavo ogni tanto spuntava una siringa… l’eroina era molto più diffusa di adesso, e questo è un bene… però ricordo che tra noi c’era molta percezione della pericolosità della droga; e soprattutto avevamo tutti ben chiara la differenza tra uno spinello e una siringa… ora questa cultura generale se ne è un po’ andata e parlando coi ragazzi mi accorgo come essi non abbiano la minima idea di quello di cui si sta parlando…

Un ragazzo adolescente prima o poi entrerà SICURAMENTE a contatto con il mondo della droga, arriverà un amico, un conoscente, o anche uno sconosciuto che gli farà: “ne vuoi ?”… da quella scelta potrebbe cambiare la sua vita… l’ambiente in cui sono cresciuto non mi diceva di dire di no, ma mi faceva capire l’enorme differenza delle varie cose che mi si potevano offrire…

Come odio coloro che dicono che da uno spinello si passa sempre alle droghe pesanti… sono portari di ignoranza… e l’ignoranza fa sempre malissimo. E’ come dire che si ti fai un frizzantino come aperitivo, passerai sicuramente a ubriacarti scolandoti bottiglie di whiskey.

Certo che se la società ti dice: “bere fa male, fumare fa male, bucarsi fa male” come fa un ragazzo a capire ?

La verità è che “fumare non fa bene, bere tanto fa male e bucarsi uccide” !

E’ sempre l’esagerare in qualcosa che porta problemi grossi.

Insomma va bene tutto ma la società deve insegnarti a vivere… e anche a drogarti !

Delirio… Questi giorni la classe politica è in preda al delirio… non penso si sia mai raggiunto un livello culturale e di credibilità delle istituzioni così basso…

Le parole non hanno più senso… si parla di giudici comunisti e brigatisti… di cambiare la forma repubblicana del nostro paese… di abolire l’apologia di fascismo… che disgusto!

Basta pensare che quelle che erano buffe macchiette razziste vestite da Irlandesi: i leghisti, i quali si sono sempre distinti per le loro frasi felici, ora possono perpetrare il loro delirante turpiloquio nientemeno che dallo scranno del potere… se me lo avessero detto da ragazzo non ci avrei creduto.

Insomma ora non c’è più limite a quello che si può dire… penso che si riuscirebbe a paventare anche un ritorno alla monarchia con pena di morte per chi parcheggia in doppia fila e annessione della svizzera…

“Fortuna” che all’estero siamo così poco credibili che neanche ci ascoltano…

Inutile dire che imputo questa situazione quasi interamente a una classe politica putrida e che forse è la peggiore che abbiamo mai avuto dalla guerra in poi.

(scusate… ai miei tempi la guerra era la seconda guerra mondiale… ora ci si potrebbe confondere con altre)

La cosa impressionante è che sembra che a una persona su tre questa situazione non disgusti troppo… forse è la parte di italiani che si informa su Studio Aperto e che guarda “Grande Fratello”…

Insomma a me sembra che l’Italia sia cambiata molto, in peggio… sicuramente i problemi esistevano anche negli anni ’90… però una differenza sostanziale è che ancora la gente amava il proprio paese… ora è molto, molto, molto difficile.

E scusate se sono sempre incaz**to…


martedì 22 marzo 2011

Pacifisti o manichei?

I movimenti pacifisti hanno sempre avuto la mia stima e sempre la avranno.

Ora sono scesi in piazza contro la missione internazionale che si sta svolgendo in Libia,scendono in piazza con gli stessi striscioni e gli stessi slogan che avevano usato contro la guerra in Iraq.

Ma la situazione in Libia è molto diversa.Tralasciano infatti dei fattori sostanziali che rendono l'intervento in Libia necessario:

1)La Libia ha un movimento rivoluzionario e possiede un governo alternativo al regime

2)II suddetto movimento rivoluzionario ha chiesto espressamente l'intervento e l'aiuto straniero ,ha festeggiato l'approvazione della no fly zone ed ha dato l'assenso ad interventi mirati contro obbiettivi strategici.

Vendola,Emergency,Cgil si schierano al grido di “cessate il fuoco-parlino le diplomazie”.

Credono forse di rabbonire Gheddafi con la diplomazia?

I marxisti leninisti si infuriano contro la prepotenza imperialista. Manichei.Siete forse scesi in piazza contro i massacri perpetrati da Gheddafi?

Si chiedono i pacifisti perché stanno de facto assumendo la posizione di paesi “democratici” e “pacifisti” quali Cina,Russia e Venezuela?

Bisogna avere il coraggio di scegliere di stare dalla parte della rivoluzione libica. Non esiste nessuna terza via adesso. Schierarsi oggi contro la missione internazionale vuol dire schierarsi con Gheddafi.Che lo si voglia o meno.

La resistenza in Italia fu sanguinosa come lo sarà quella contro Gheddafi. Dovremmo ripudiarla per questo? Gli Alleati non hanno forse aiutato gli italiani contro le dittature nazi fasciste?

Pacifisti o manichei?


giovedì 17 marzo 2011

Pasolini e la tv:una non profezia avverata


Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi[...]per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a sé l'intero paese,che era così storicamente differenziato e ricco di culture originali.Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticità e concretezza."

Era il 1973 quando Pasolini scriveva questo articolo per il Corriere della Sera. Il profondo ed analitico sguardo dello scrittore aveva già colto il ruolo centrale della televisione quando ancora erano in pochi a considerarlo e in molti a sottovalutarlo. Queste opinioni erano spesso additate come pensieri negativi di un uomo solo e per questo ammalato di un pessimismo cosmico.

Eppure rileggere oggi ciò che ha scritto sa stranamente di profezia.Non lo è. Nell'acuta analisi pasoliniana delle dinamiche sociali italiane di profetico non vi è nulla.

Cos!è la televisione per Pasolini?

è uno strumento del potere che se ne serve per imporre i suoi modelli,"modelli voluti dalla nuova industrializzazione,la quale non si accontenta più di un"uomo che consuma",ma pretende che non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo."

Il processo di omologazione a quei modelli si è compiuto non solo in Italia ma su scala mondiale tanto che parliamo di globalizzazione. Ma in Italia è successo qualcosa di diverso.

Un uomo di nome Silvio Berlusconi ha inizialmente incarnato quel modello di edonismo di massa proposto negli anni 70,è stato apparentemente un perfetto omologato,come spesso i futuri potenti sono. Ma quando ha acquistato dei canali televisivi ha riproposto quel modello in modo caricaturale. Facendolo suo,Berlusconi lo aveva distorto.

II modello proposto da B. e dalle sue tv fa un brutale salto di qualità peggiorativa.

Non pretende solamente che l'unica ideologia sia quella del consumo,ma impone che lo stesso essere umano si ponga tra i beni consumabili.

Questo salto brutale e violento si esprime nell'esclusivo rapporto mercenario che Berlusconi intrattiene non solo con le donne,ma anche con i “suoi” membri del “suo” partito.


Tutta l'Europa si sta chiedendo perché dopo lo scandalo sessuale e l'accusa di prostituzione minorile il gradimento di Berlusconi non scende nei sondaggi,ecco la risposta.

L'iperrealtà catodica proposta dalle tv di Berlusconi è stata scambiata per realtà non solo dal nostro presidente del consiglio ma anche da una grossa fetta della popolazione italiana. L'altra parte ne è stata comunque pesantemente condizionata.

Questa iperrealtà,già triste e ridicola in sé,lo è divenuta in modo ancora più evidente una volta trasportata nella realtà:

un settantenne che intrattiene molteplici rapporti con ventenni,balletti televisivi in salotto compresi, non può che risultare ridicolo ed infinitamente triste a qualsiasi persona sana di mente.

C'è tuttavia una piccola parentesi:: per chi già viveva in quell' iperrealtà ciò che è accaduto non ha proprio nulla di straordinario.

Ecco la conclusione di Pasolini:

"Non c'è dubbio(lo si vede dai risultati)che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere:come(con dolore)l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo voglio ripeterlo,non è stato sostanzialmente in grado di scalfire l'anima del popolo italiano:il nuovo fascismo,attraverso i nuovi mezzi di comunicazione(specie,appunto,la televisione),non solo l'ha scalfita,ma l'ha lacerata,violata,bruttata per sempre..."

Per leggere l'articolo originale:http://www.pasolini.net/saggistica_scritticorsari_acculturazione.htm

Pasolini parla della tv:http://www.youtube.com/watch?v=A3ACSmZTejQ&feature=player_embedded e qui http://www.youtube.com/watch?v=e6ki-p1eW2o&feature=related



sabato 12 marzo 2011

Paura, eh?


Torno a scrivere dopo una lunga pausa, dovuta non solo agli impegni di lavoro, ma anche ad una lunga riflessione su cosa debba essere questo spazio, purtroppo un po' tralasciato da un gruppo Alpha che, di persona, si vede poco o niente.
Torno a scrivere, inaspettatamente anche per me, perché gli eventi degli ultimi due giorni richiamano alcune delle cose che vado dicendo in giro da anni.
Torno a scrivere perché l'angoscia, l'indignazione, lo sconforto ed il dispiacere per ciò che sta succedendo in un paese che vorrei visitare (in quanto perfetta simbiosi di antico e moderno, mi hanno spinto a farlo, sull'onda di una paranoia globale che non faceva capolino dal 1986, quando avevo solo un anno.

Chiusa questa lunga premessa. Credo sia inutile spiegare cosa sta avvenendo a Fukushima (e se siete così strafatti di crack da non esservene accorti ecco il link in tempo reale), ma ritengo sia importante mettere in chiaro una cosa: per anni ci siamo illusi che l'incidente di Chernobyl fosse causato dalla mostruosa arretratezza del regime comunista, che quei "pezzenti", per sbadataggine e, magari, per mancanza di democrazia, si siano ritrovati con un reattore nucleare prossimo alla fusione.
E, soprattutto, ci siamo convinti che tutto ciò non potesse accadere a noi, all'amatissimo e onnipotente mondo civilizzato.

Ebbene: è tutta una stronzata.
La verità è che l'anima stessa dell'energia nucleare è una sorta di scommessa, ma di quelle che, se le perdi, non si risolvono con un pacco di cerotti: è vero, il caso di Fukushima non può essere certo paragonato a Chernobyl, ma forse è assimilabile a Three Mile Island e Windscale ed è servito a dimostrare, ancora una volta, che la "sicurezza nucleare" è solo un ossimoro a portata delle multinazionali dell'atomo, dei paesi produttori d'uranio, dei governi compiacenti e, per finire, dei gonzi che finiscono per bersi tutta la solfa.

La questione è molto semplice: dire che ciò che è successo a Fukushima è frutto del sisma può soltanto corrispondere a parte della verità.
Dire, invece, che questo tipo di tecnologia ha implicazioni al di fuori del nostro controllo (proprio come i terremoti) può essere più calzante.
Aggiungere che, se invece di una centrale nucleare ci fosse stato un parco eolico o fotovoltaico i danni del sisma sarebbero stati rimediabili è più che certo: la televisione giapponese non lo dice, ma la nuvoletta bianca scaturita dal reattore 1 non è il peto di Godzilla.

Pertanto torno a ribadire la mia contrarietà al nucleare che, nonostante ci assicurino la costante scoperta di tecnologie avanzate, sempre nucleare rimane.
Dovrà sempre produrre scorie da stivare ed utilizzare materiale come l'uranio, che non è solo radioattivo, ma determina la miseria e la morte in posti come il Niger, dove la francese Areva, tra i paladini globali delle centrali-bomba, non si fa certo scrupoli su come questo minerale venga reperito.

Potranno sempre ripeterci, fino alla nausea, che l'energia nucleare è pulita (ma l'estrazione stessa dell'uranio è altamente inquinante), economica (e dove mettiamo i costi mostruosi degli impianti, paragonabili ai budget militari, del materiale e dello stoccaggio, non smaltimento, delle scorie?), produttiva (forse l'unico punto ammissibile ma non accettabile) e, soprattutto, sicura.
Potranno dire che i contrari sono pazzi, ma i pazzi sono loro, e anche ben pagati.

Ah, lo sapevate? lo scorso dicembre, a causa della neve, è crollato il tetto di un edificio all'interno del sito nucleare francese di Flamanville (il tempio di Areva).
Voci non confermate dicono che dentro ci fossero scorie a bassa intensità. Areva nega con un contatore geiger in mano.
Adesso sono sicuro che stanotte dormirete più tranquilli.

Passiamo all'italico stivale.
Per settimane la centrifuga-cervelli che spacciano come mezzo televisivo ci ha bombardati con due inquietanti cloni che giocano a scacchi (frutto forse di contaminazione da cesio?): era la pubblicità del Forum Nucleare, un ente creato apposta per "informare" (leggasi: confondere ancor di più le già torbide acque).
Ebbene, il Giurì dell'Autodisciplina Pubblicitaria ha bloccato lo spot perché "ingannevole".
Costretti a rimediare, gli autori di questa reclame degna del dottor Caligari hanno aggiunto una postilla finale che chiariva finalmente da che parte stavano. Quella sbagliata.
E chi sono i finanziatori di questo forum?
Ce lo dice Greenpeace: "Tra i soci del Forum Nucleare, ufficialmente un' associazione no-profit, troviamo i nomi noti dell'industria nucleare: Enel, Edf (Électricité de France), Ansaldo Nucleare, E.On Italia... Sono loro ad aver investito i 6 milioni di euro necessari per "stimolare" il dibattito nelle case degli italiani".

Evviva la sincerità